L’arte della gioia: una storia di cui abbiamo bisogno.

In un’arida e ostile Sicilia di inizio Novecento, Modesta (Tecla Insolia) una bambina dal temperamento selvaggio e carattere ribelle (a discapito del nome che si porta dietro), vive in assoluta povertà con la madre e una sorella disabile. Alla prematura morte di queste, Modesta viene affidata alle cure delle suore, in un convento destinato alle figlie dell’alta borghesia.
Non particolarmente propensa al rispetto delle regole, Modesta, con la sua parlata “sporcata” dal dialetto e le abitudini di una vita di campagna, attira l’attenzione e la curiosità di Lenora, la colta Madre Superiora (Jamsine Trinca) che, accolta la bambina sotto la sua ala, la rieducherà alla vita e al sapere (ancora appannaggio di pochi), indirizzandola verso la vita monastica. Ma in Modesta, infondo, c’è ancora molto della bambina che è stata e le regole, le costrizioni e privazioni della vita in convento non fanno certo al caso suo.
«Io volevo la vita» dirà e, di fatto, la vita Modesta se la prende tutta, tutto quello che può offrirle e oltre, tutto quello che le si può sottrarre, non importa con quale mezzo. Con nuove, brutali e potenti consapevolezze e un nuovo sguardo sulle cose del mondo, Modesta intraprenderà un viaggio tutto personale nella propria scalata sociale.

Che l’adattamento televisivo di un romanzo tanto controverso come quello di Goliarda Sapienza non fosse di facile realizzazione lo si poteva immaginare, guardando alla complessa storia editoriale che ne precede la fama, riconosciuto nei meriti solo quando era troppo tardi, con la morte della sua autrice. Quello creato da Sapienza, infatti, è un personaggio anomalo, un unicum nella tradizione letteraria italiana. Un personaggio, quello di Modesta, magnetico e malizioso al contempo, che spaventa e attrae, cattiva eppure indispensabile; una donna spaventosamente consapevole in un tempo in cui la consapevolezza di sé e uno spazio d’azione non era certo concesso al genere; una donna che sfida ogni convenzione possibile, a partire proprio da quella parlata dialettale, “sporca”, che si fa beffe delle buone maniere; dalle verità scomode e regole troppo strette che è pronta a sovvertire anche, se non soprattutto, mettendo in gioco e giocando con il proprio corpo, alla scoperta dell’amore, del sesso e di tutte le sue potenzialità. Personaggio di bambina ribelle (prima), di ragazza e donna risoluta e “violenta” (poi), più contemporanea delle contemporanee, nel suo attivismo lontano dal perbenismo e, per questo, oltre il tempo, necessaria e fondamentale.

Valeria Golino (che vestirà i panni di Goliarda Sapienza, per Fuori, film sulla vita della scrittrice, diretto da Mario Martone) torna nuovamente dietro la macchina da presa dirigendo con grande maestria un cast tanto perfetto e pienamente inserito nei propri ruoli da essere difficile immaginare altri volti: una su tutte, Tecla Insolia, nel ruolo di Modesta con le sue infinite sfumature, seguita da Jasmine Trinca nel ruolo di Madre Lenora, al contempo seducente e inquietante. E ancora, Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo comico-grottesco dell’austera Principessa Brandiforti e Guido Caprino, nel ruolo del rude Carmine.
Riscrivendone dei pezzi – con l’aiuto degli sceneggiatori Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo – e donandole una nuova vita, la Golino dimostra di avere cura e rispetto per una storia complicata come quella de L’arte della gioia e dei personaggi che in essa si muovono.

Ottimi i ritmi narrativi della prima parte (episodi da I a III) che raccontano l’infanzia, gli anni selvaggi, l’educazione e la trasformazione in donna di Modesta, con sfumature uniche, coinvolgenti e accattivanti. Con tali premesse, tuttavia, era difficile tenere un ritmo tanto elevato anche nella seconda parte (episodi da IV a VI) che racconta, invece, di una Modesta alle prese con una società che cambia il proprio volto e con le conseguenze delle proprie scelte. Nonostante il ritmo meno serrato della seconda parte però, L’arte della gioia resta un’opera coraggiosa, provocatoria e viscerale, capace di restituire tutta la potenza di un personaggio indimenticabile.

Un viaggio di emancipazione e desiderio che trova la sua massima espressione tra libertà e potere, disponibile dal 28 febbraio, in esclusiva, su Sky.

Classificazione: 4 su 5.